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Avevo davanti a me tante fotografie. Dovevo sceglierne una. La mia scelta si e fermata  su una fotografia  di fine anno scolastico, la maestra con tanti alunni.  Questa immagine mi ha portato indietro nel tempo quando io stessa frequentavo i primi anni della scuola elementare (1954, 1955 ).

La mia scuola si trovava   in »carrara picia« , via dell ospedale.  Un imponente palazzo, aule grandi, un ampio atrio e ampia scalinata interna  che portava ai piani superiori.  L ampio atrio e l´ imponente scalinata  era un posto di ritrovo per chi veniva o lasciava la scuola,  un ampia sala di   ricreazione  che accoglieva  tantissimi alunni, un grande giardino recintato  dove si poteva giocare .  Si puo dire una bella scuola , accogliente, piena di vita con le classi piene  di alunni.

Ma´ , c e un ma´,  dopo le vacanze estive  quella non era piu la mia scuola.  Ci avevano trasferito in un altro palazzo. Si, si trovava sulla Riva Nuova, dalle finestre si vedeva il mare, il porto , ma  mancava  quell´l ampio atrio, quella imponente scalinata , le ampie classi,  il grande cortile ­ – giardino.

Un pregio pero aveva, non  c´ erano piu gli alunni dell´ ultimo piano della scuola lasciata, dove si trovavano le classi »slovene«.  Non sentiremo  le loro grida »taljančki, taljančki….. e neanche riceveremo piu le loro sputate.  Per noi un grande sollievo.

Di solito Il primo giorno di scuola ci si ritrova tutti contenti di essere di nuovo assieme e di fare nuove amicizie. La  tristezza ti assale quando  ti rendi conto che la tua aula e molto piu piccola che i tuoi compagni di classe sono piu che dimezzati, che  quel mormorio molto vivace nella scuola precedente  eŕa diventato  silenzio.  Avevo perso la mia compagna di banco, i miei compagni di gioco.  Durante l anno scolastico ancora qualcuno ci aveva lasciato.  Eravamo rimasti in pochi.  Le foto  di classe di fine anno erano collettive  le prime quattro classi tutti assieme, eravamo troppo pochi in una  singola classe .

Eravamo bambini , percepivi che qualcosa succedeva ma l´omerta degli adulti ti impediva di chiedere informazioni.

Piano, piano mi ero abituata a queste nuove condizioni, ma ti resta sempre il senso di inferiorita. Scacciata via da un benessere  e dover accettare  un inferiorita non meritata.   Sei bambino e  per fortuna questo peso con il tempo si affievolisce  e lo rimetti  in un cassetto del cervello  che aime´ con il passare degli anni si riapre.

Ancora oggi, che sono adulta e sono passati tanti anni ,  quando passo davanti alla »mia scuola vecchia«  in »carrara picia«  i ricordi mi assalgano  procurandomi un senso di opressione e malessere.

Vorrei dimenticare, non ricordare piu quel brutto periodo, ma  la tua mente non te lo permette.

 

Giorgina Rebol, Pirano, 15.02.2023

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