Pesek-Krvavi potok, anni ‘80
Semplice gita di famiglia, da Trieste a Fiume… fatta mille volte, i nostri parenti vivono là.
Ma il lasciapassare, usato per passare il confine, non era rilegato ben rilegato, cioè era ormai in condizioni poco presentabili, con un paio di fogli centrali quasi staccati.
Traffico scarso, come avviene spesso a fine autunno. Si passa il confine italiano, nulla da dichiarare, nulla da segnalare…
Si arriva a quello jugoslavo, il poliziotto con calma, comodamente seduto nella sua guardiola, ritira i documenti per controllarli… guarda il primo, ok, il secondo ok, arriva al mio…”rovinato” e alza la testa verso noi in auto, si rimette a controllare, ci guarda di nuovo. Il motore viene spento…
A quel punto mia madre comincia ad agitarsi e intuisce che è il mio, quello che non “va”… Nello stesso momento appare una pattuglia di graniciari, che stava percorrendo la linea di confine nel bosco/landa e scendeva verso la val Rosandra, passando proprio dietro la guardiola del poliziotto.
Mia madre, seduta dietro, non può vederla, e comincia… “esci dall’auto, subito, corri via…” All’inizio non capiamo cosa dice, non crediamo alle nostre orecchie… ma lei insiste, “esci, scappa, corri via, in Italia”…
Il poliziotto nella guardiola scartabella ancora il documento, cercando di individuare in auto il proprietario della prepusnica… “via via, esci…” Io guardo i graniciari, a pochi metri, guardo nello specchietto e vedo il confine italiano lontanissimo, alle mie spalle, ancora più lontano di quanto lo sia realmente. Ma in ogni caso, sono oltre 200 metri, in leggera salita, da percorrere verso la “salvezza.” Salvezza… Posso farcela? Pensieri volano, l’M-70 della guardia confinaria è là, pronto, slacciare la cintura, aprire la portiera… correre? No…
Un’istante dopo il poliziotto parla… fa il mio nome… dice “lasciapassare rovinato, devi cambiare, avanti…”
Silenzio nell’auto. Motore riacceso… si riparte, verso Fiume. Una domenica come un’altra, sul confine orientale.
Fotografija: My European History